Archivi categoria: Senza categoria

NON APRIRE CHE ALL’OSCURO – Le foto di Luchino Luchini – 1899-1916


Con un libro fotografico, una mostra e un archivio digitale, a San Giorgio si sono concluse le iniziative messe a punto per ricordare Luchino Luchini a cent’anni dalla sua morte.

Ricordiamo ancora, brevemente, chi fu questo personaggio: Luchino Luchini spese tutte le sue energie per la crescita sociale, economica e culturale del nostro territorio. Per trent’anni amministratore del Comune di San Giorgio, tra i diretti promotori di tutte le più importanti iniziative che ne hanno consentito la crescita sociale ed economica: la Cassa Rurale (l’attuale Banca di Credito Cooperativo), il Circolo Agrario, la casa di riposo, la biblioteca, l’asilo, il patronato scolastico, la cooperativa di consumo, il forno cooperativo, la scuola di disegno, per citarne solo alcune. Agrario illuminato, si diceva, “nessuna branca dell’agricoltura lo trovava impreparato o men che entusiasta: la viticoltura, la frutticoltura, il miglioramento zootecnico, le mostre bovine sistematiche”. Nei suoi articoli “nei giornali agrari e politici” dove “trattava con discrezione e con serenità, le questioni più salienti che agitavano la vita agraria ed economica del nostro paese”. Morì a soli 53 anni, il 17 marzo 1924; la consorte Maria Ballico, figlia dello zio materno Enrico Ballico, ne continuerà l’opera soprattutto attraverso il sostegno diretto all’asilo, alla scuola e alla biblioteca.

Il libro

Il libro parla di una sua passione meno conosciuta, quella di fotografo agli albori della fotografia, quando possedere una macchina fotografica e avere le competenze per sviluppare e stampare immagini da soli era un privilegio di pochi. E’ interessante capire quali siano i soggetti che catturano l’interesse di Luchini e cogliere l’empatia che nasce da questi incontri. Non si avverte distanza, sospetto, tensione tra il fotografo e i suoi soggetti; anche i “coloni” si sentono a proprio agio, e si è cercato di descrivere tutto questo nelle didascalie che accompagnano le immagini.

La macchina fotografica che egli usa è con ogni probabilità una macchina a soffietto che tiene tra le mani o posiziona su treppiede, in particolare quando egli stesso si inserisce nella composizione e chiede ad altri di azionare l’otturatore. Le foto non sempre sono “perfette”, si nota la difficoltà a inquadrare correttamente soggetti e scene con una macchina dotata di un mirino molto semplice, in particolare nelle immagini scattate senza treppiede. A volte anche le esposizioni e gli sviluppi risultano imperfetti, ma i soggetti sono sempre interessanti; lo sono ancora di più se osservati a distanza di tanto tempo, siano essi elementi del paesaggio, edifici scomparsi, famiglie o figurazioni utili alla documentazione dell’attività agricola del tempo. Luchino Luchini è un amante del bello: nelle immagini si noterà il suo modo elegante di vestire e si vedranno anche i dettagli della sua casa, degli edifici rurali che la circondano. Si vedranno i particolari della casa dei coloni, nonchè del suo “Magazzino di edilizia e ferramenta” che appare qui documentato fotograficamente per la prima volta. Un’attenzione verso la bellezza e l’estetica che sono sempre presenti, sia che si tratti di un paesaggio, un campo, una vigna ben curata o delle rifiniture di un edificio agricolo.

Il fondo, consiste di circa trecento lastre, tutte scattate tra il 1899 e il 1916. Alcune sono conservate singolarmente, altre in coppia, avvolte in carte sottili che, come scrivevamo prima, sono spesso riciclate e degne di nota per questo. Su di esse, a matita, ma non sempre, compare una breve nota di Luchini sul soggetto e/o la data. Altre invece sono contenute nelle scatole dei negativi originali. Inizialmente una parte delle foto è stata acquisita attraverso uno scanner piano, ma il procedimento si è rilevato lento e complicato. Successivamente le lastre sono state poste su di un piano illuminato e fotografate con una fotocamera ad alta definizione. Le immagini, ove necessario, sono state migliorate digitalmente per compensare i problemi di sottoesposizione o sovraesposizione, salvate localmente ad alta definizione, quindi archiviate in rete a media risoluzione.

Per il libro sono state scelte quelle ritenute più significative, circa un terzo, tutte accompagnate da didascalie. Seguono ad esse riproduzioni di alcune “carte riusate” e scatole che proteggono le lastre, particolarmente interessanti. Le immagini sono organizzate per temi e non necessariamente secondo una sequenza temporale, anche perchè raramente le carte che le conservano riportano la data o l’anno. Non ci sono rigide divisioni tra i temi: si inizia con i “ritratti”, per passare ai “luoghi” e quindi al “fare”. Entro quest’ultima categoria vengono inseriti contenuti diversi tra loro, quali il raccolto dei frutti, l’allevamento degli animali, le tecniche di lavorazione dei campi e altro. Ovviamente anche all’interno dei “ritratti” ci possono essere “luoghi”, o momenti del “fare”, e viceversa. Le immagini sono organizzate in modo tale che esse, per quanto possibile, entrino anche graficamente in relazione tra di loro e nel contempo consentano una lettura il più possibile fluida delle didascalie. Per creare quest’ultime si è reso necessario un lungo lavoro di ricerca, di confronti, di raccolta di testimonianze che purtroppo, a distanza di tanti anni, in qualche caso potrebbero non essere pienamente attendibili.

Il libro è completato da una ricca appendice con testi, testimonianze e documenti, che offrono un ampio sguardo sulla figura ed eredità di Luchini. Tra i diversi contributi citiamo quelli di Enos Costantini ( Luchino Luchini nel paesaggio agrario tra due secoli) e Luigi Luchini (Storia del territorio di San Giorgio).
Vi troveremo anche la trascrizione di un manoscritto ritrovato nell’archivo di Luchino dal titolo “Servi e padroni” , qui accanto trascritto, che non può che confermare la bontà d’animo di questo straordinario personaggio.

La mostra

La mostra, allestita nella sala consiliare del Comune di San Giorgio, ha visto esposte una parte significativa delle foto presenti sul libro, assieme a importanti documenti originali ed oggetti un tempo appartenuti a Luchino Luchini. Tutte le foto del fondo, circa 300, erano anch’esse visibili su un monitor.

Molto interessanti, tra i documenti, alcuni ritagli di giornale che confermano la visione sociale e le scelte politiche di Luchini nel difficile momento che l’Italia attraversa dal 1919 in poi: mentre la maggior parte dei proprietari terrieri sosteneva il fascismo egli sceglieva con decisione il socialismo.

L’archivio digitale

In concomitanza con la presentazione del libro e l’inaugurazione della mostra è stato reso accessibile sulla rete il fondo fotografico digitale completo. Esso è ospitato su una biblioteca digitale dedicata a Luchino Luchini, colui che creò la prima Biblioteca Circolante a San Giorgio, e consultabile liberamente, come certamente egli avrebbe voluto.

Ringraziamenti

L’iniziativa di ricordare questo personaggio a cent’anni dalla sua scomparsa è stata ideata e curata da Gli Amici di Luchino, ma tutto ha potuto concretizzarsi grazie al Comune di San Giorgio della Richinvelda e alla Banca 360 FVG che hanno creduto nel progetto e lo hanno reso possibile.

Documentazione online:

Archivio digitale

Libro in PDF

Ricordando Luchino Luchini nel centenario dalla morte

Spese tutte le sue energie per la crescita sociale, economica e culturale del nostro territorio. Un Adriano Olivetti ante litteram.

Domenica 17 marzo 2024 a San Giorgio è stato ricordato Luchino Luchini, per trent’anni amministratore del Comune di San Giorgio e tra i diretti promotori di tutte le più importanti iniziative che hanno consentito la crescita sociale ed economica del nostro comune. Tra queste la Cassa Rurale (l’attuale Banca di Credito Cooperativo), il Circolo Agrario, la casa di riposo, la biblioteca, l’asilo, il patronato scolastico, la cooperativa di consumo, il forno cooperativo, la scuola di disegno, per citarne alcune.
Agrario illuminato, “nessuna branca dell’agricoltura lo trovava impreparato o men che entusiasta: la viticoltura, la frutticoltura, il miglioramento zootecnico, le mostre bovine sistematiche”. Nei giornali agrari e politici comparivano spesso articoli suoi, “nei quali egli trattava con discrezione e con serenità, le questioni più salienti che agitavano la vita agraria ed economica del paese”. Luchino Luchini morì a soli 53 anni il 17 marzo 1924; la consorte Maria Ballico, figlia dello zio materno Enrico Ballico, ne continuerà l’opera soprattutto attraverso il sostegno diretto dell’asilo, della scuola e della biblioteca.

Una targa è stata ora posta sulla sua casa natale, a ricordo del luogo che cento anni fa ospitò l’insegna della Cassa Rurale. Nel cortile interno della casa Luchino è stato ricordato attraverso la lettura del suo “Segnalibro per i lettori della Biblioteca Circolante”, vero e proprio testamento spirituale, e con degli interventi che hanno tracciato il profilo di questo straordinario personaggio. E’ seguita una breve visita alla casa, restaurata e conservata con grande cura e passione dai pronipoti, ed in particolare allo studio, rimasto fermo nel tempo a suggerire ancora la sua presenza.

Nel cortile e nel broili delle grandi foto ritraevano Luchino e Maria nel punto esatto in cui Luchino le aveva scattate. Altre erano state posizionate in paese, a testimoniare le grandi trasformazioni dei nostri luoghi. Luchino Luchini è stato infatti anche un appassionato fotografo ed ha lasciato un interessantissimo fondo di circa 300 lastre. Grazie alla disponibilità degli eredi ed in particolare del proprietario e conservatore Carlo Malaguti, questo fondo è stato ora completamente catalogato, digitalizzato e reso accessibile online, in modalità per ora riservata e protetta, e quest’autunno sarà presentato al pubblico attraverso una mostra e un libro fotografico.

60 anni de Il Barbacian

Nell’agosto del 1963 usciva il primo numero de Il Barbacian, il periodico della Pro Spilimbergo.

(cliccare su immagine per aprire il documento completo)

Dall’editoriale cogliamo questo testo che ci sembra ben definire gli obiettivi e lo spirito della pubblicazione, rimasti invariati durante tutti questi anni:

Difesa delle tradizioni di popolo e dei valori culturali ed artistici, vuol essere, ad un tempo, il nostro foglio, e sguardo d’orizzonte sui possibili sviluppi economici e strutturali dello Spilimberghese.

Tutti i numeri sono disponibili su questo sito sotto questo link:

Archivio digitale de Il Barbacian

 

 

 

Ricordando “Il Ciclòn dal Disanouf” – 30 agosto 2019, ore 18.00 a San Giorgio

Cento anni fa, il 30 agosto 1919, alle 19.20, si scatenava sul territorio di San Giorgio un violentissimo “turbine atmosferico”.

“Jôt, jôt … se gran scjap di ussèi ca ven su da Domanins !!!” Ma non era uno stormo di uccelli, bensì tavole, tegole e oggetti vari trasportati dal turbine che stava per schiantarsi su San Giorgio. Così raccontava la nonna di un nostro compaesano.

A testimonianza del drammatico evento, oltre a pochi altri frammenti di memoria orale, restano il resoconto del segretario comunale Giovanni Brovedani, una dettagliata relazione tecnica di Ardito Desio, gli articoli apparsi su La Patria del Friuli e Il Giornale del Friuli e una ricca documentazione fotografica raccolta da Rino Secco.

La forma della tromba d’aria, schizzo di un testimone

Il percorso del ciclone rilevato da Ardito Desio

Piazza di San Giorgio

Piazza di Domanins

Fino agli anni 70 rimanevano inoltre, sui muri di molte case, i segni bianchi che dichiaravano, con una certa fierezza, dove il muro era crollato e poi ricostruito. Resta ancora visibile solo il segno sulla casa “di Aniceto”, in via Luchini 29 a San Giorgio. Anche la messa votiva “pal ciclon”, celebrata fino agli anni 80, ogni 30 agosto, è ormai dimenticata.

Il segno bianco sulla “casa di Aniceto”

Esattamente cento anni dopo, il 30 agosto 2019 alle 18.00, nella piazza di fronte alla chiesa di San Giorgio, verrà ricordato un momento estremamente difficile per i nostri paesi, colpiti duramente da questa calamità proprio quando essi cominciavano a riprendersi dalle ferite della prima guerra mondiale.

Ma già un anno dopo, “grazie alla solidarietà manifestata ad ogni livello e tutti gli interventi messi in atto per lenire i gravi danni materiali e la miseria dei popolani colpiti dal disastro, le operazioni di sgombero e le successive opere di riatto“, il segretario comunale Giovanni Brovedani potrà affermare:

“In pochi mesi di alacre lavoro diretto con intelligenza e amore, i paesi, così duramente provati, risorsero dalle rovine più belli, più lindi riprendendo un aspetto lieto e ridente, mentre la campagna intorno, con sapienti ed attive cure sistemata, ha ripreso il suo pieno rigoglio”.

Per approfondimenti:

Relazione tecnica di Ardito Desio

Resoconto del segretario comunale Giovanni Brovedani

Articolo de La Patria del Friuli del 31 agosto 1019

Foto d’Archivio di Rino Secco (foto del ciclone da 832 a 856)

 

 

 

Di pietra e di ferro: spazio a ricordo di Luigi Pellegrin

Nuova sistemazione dello spazio a ricordo di Luigi Pellegrin, dall’8 aprile 2017 nel cimitero di Domanins.

Sullo sfondo il campanile disegnato da Girolamo D’Aronco (padre di Raimondo)

“Questa pietra, scelta da Luigi Pellegrin tra gli scarti di una cava per la sua bellezza e per il suo significato, conservata fino alla sua scomparsa nel suo studio romano, viene qui posta dagli studenti e collaboratori a ricordo del maestro di vita e di mestiere.

“Per me l’architetto non è una figura professionale, è un’entità scelta dal gruppo sociale per visualizzare e costruire il livello di qualità raggiunto da quel gruppo”.

Luigi Pellegrin | Courcellette 1925 – Roma 2001

 


Una rosa rampicante e la ruggine conquisteranno questo ferro.

Vedi anche: Luigi Pellegrin Architetto – ricordo e mostra a San Giorgio della Richinvelda

Emozioni Silenziose

A un anno dalla scomparsa di Lorenzo Tomada ci troviamo a cercare qualcosa che possa consolidare il ricordo che di lui conserviamo.

Ed ecco le foto, conservate nel suo computer e ancora visibili sui social media che Lorenzo frequentava con tanta passione, trascrizione puntuale dei suoi interessi e delle sue “emozioni silenziose” che ci siamo permessi di accompagnare con la musica e i video da lui preferiti. A noi sembra, attraverso tutto questo, di essere riusciti a costruire un profilo, seppur parziale, per far conoscere Lorenzo anche a chi non ha avuto la fortuna di incontrarlo.

P1010278

P1010280

P1010286

P1010281

Una scelta è sempre arbitraria. Tra le tantissime foto che Lorenzo ha lasciato si è voluto sceglierne alcune che ci pare rappresentino maggiormente i suoi campi di interesse: il paesaggio, la natura, i confronti cromatici, la testura di superci nuove o segnate dal tempo, i microscopici mondi rivelati dall’esplorazione di minuti oggetti, le luci, le ombre e le atmosfere soffuse del bianco e nero.

P1010283

P1010295

P1010294

P1010307

Un libro, voluto e realizzato dai compagni di lavoro della Cogito. raccoglie le foto delle mostre e ne propone altre ancora.
… Abbiamo costruito la Cogito insieme: un posto dove era importante lavorare ma soprattutto stare sereni. (…) Aveva un cuore grande, che lo rendeva esempio di disponibilità per tutti noi: non esistevano ruoli, ma solo cose da fare.

P1010299

La presenza digitale. Rimangono ancora, nel profondo del web, i segni dell’intensa attività di Lorenzo su numerosi social media, tra questi Flickr e Instagram per le foto, Twitter per il microblogging, YouTube per la condivisione di video. Oltre all’interesse per gli aspetti che riguardano il suo mestiere, l’informatica, si coglie un’attenzione ai problemi della società e alcune intense passioni, tra queste, lo Spazio e l’Universo e, naturalmente, la musica, in un arco che va da Bach a Imogen Heap. Un computer ci permette di esplorare in dettaglio questa vasta eredità digitale e di conoscere meglio Lorenzo e quella che era la sua visione del mondo.

P1010298

La presenza suggerita. In uno spazio volutamente separato il visitatore viene invitato a entrare in relazione con “le cose” di Lorenzo e attraverso di esse, forse, interagire con lui.

Sullo schermo si susseguono le foto da lui realizzate e ritrovate nel web e nel suo archivio; in sottofondo la musica tratta da video da lui apprezzati e condivisi, sul tavolo grande alcuni dei suoi libri: Isaac Asimov, Jack London, la Bibbia in friulano … numerosi LP: Bach, Davis …
Su un piccolo tavolo il notebook e altri oggetti personali, la macchina fotograca, i suoi occhiali … e sulla sedia la sua inconfondibile giacca rossa.

P1010303

P1010304 P1010302

P1010300

Un ramo di melo fiorito … il volo di un gabbiano: la fugacità della bellezza.P1010311

Conversazioni su Jacopo D’Andrea

Jacopo D’ Andrea

ada bimba

Rauscedo 1819 – Venezia 1906

Iniziative per ricordare il pittore Jacopo D’Andrea nel centenario della morte

Cent’anni fa, Il 22 novembre 1906, si spegneva a Venezia il pittore Jacopo D’Andrea.
Nato a Rauscedo nel 1819 da una famiglia di umili origini, Jacopo D’Andrea si distingue fin da ragazzo per le sue doti artistiche che gli consentono di iscriversi, nel 1835, all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Le sue promettenti capacità non mancano di raccogliere i meritati successi tanto che i suoi lavori ottengono le lodi della critica coeva e l’interesse di importanti acquirenti. Nel 1847 si reca a Roma, dove studia e lavora per un triennio, inviando a Venezia alcuni significativi saggi pittorici a testimonianza dei progressi artistici compiuti.
Rientrato nella città lagunare, riprende a lavorare partecipando alle esposizioni accademiche, riuscendo ad ottenere alcuni importanti riconoscimenti ufficiali suggellati, nel 1855, dalla commissione, da parte dell’imperatore Francesco Giuseppe I, di un dipinto di grandi dimensioni raffigurante Giovanni Bellini e Alberto Durero festeggiati dagli artisti veneziani. Segue la permanenza a Parigi, sempre su richiesta del governo austriaco, per la realizzazione di copie di opere del Veronese asportate da Napoleone ed esposte al Louvre da riportare a Palazzo Ducale.
Rientrato a Venezia continua l’intensa attività fino ad ottenere, nel 1872, la cattedra di Elementi di Figura nell’Accademia di Belle Arti di Venezia, succedendo a Michelangelo Grigoletti.

Per ricordare questo illustre concittadino è nato un comitato che si propone di riscrivere il profilo biografico e artistico del pittore realizzando una pubblicazione che presenti anche alcune delle opere e documenti più importanti conservati dagli eredi e solo recentemente divenuti accessibili, di organizzare una serata a San Giorgio della Richinvelda con esposizione di alcune opere presenti nel territorio e presentazione a video di alcune opere e documenti non ancora noti (24 novembre alle ore 20.30), di esporre al pubblico, nel Museo Civico di Pordenone, due significative opere del D’Andrea recentemente acquisite (il 30 novembre alle ore 17).

Fanno parte del comitato, fra altri, Ada Rosa Cellie Bassani, pronipote di Jacopo D’Andrea; Gilberto Ganzer, direttore del Museo Civico di Pordenone; Vania Gransinigh, ricercatrice e storico dell’arte; Stefano Aloisi, ricercatore; Luigi Luchini e Vannes Chiandotto, ricercatori e e storici; il Comune di San Giorgio della Richinvelda che assicura il patrocinio e contribuisce al sostegno dell’iniziativa.

La Banca di Credito Cooperativo di San Giorgio e Meduno, confermando la particolare attenzione da sempre rivolta ai progetti di riscoperta e valorizzazione di personaggi importanti del territorio, ha assicurato la sua sponsorizzazione.

L’ immagine rappresenta una delle opere recentemente riscoperte.

Altre informazioni sull’artista e immagini dei suoi quadri sulle seguenti pubblicazioni:

Jacopo D’Andrea pittore dell’ottocento a Venezia

Jacopo D’Andrea tra storia e romanticismo

Paesi nel silenzio

Lunedì 25 Giugno 2001, dalle ore 13 alle ore 16.

Immagini di San Giorgio, Rauscedo, Valvasone, San Vito, Aurava, Pozzo, Cosa, Provesano, Spilimbergo e Vivaro, catturate nel cuore di un pomeriggio d’estate.

Grande protagonista: il silenzio.